La questione delle pensioni, ed in particolare la ricongiunzione dei periodi contributivi maturati in Italia e in Nuova Zelanda per l’acquisizione del diritto ad un’unica pensione, è uno dei più sentiti dagli Italiani residenti in Nuova Zelanda. Clicca su 'Leggi altro' per leggere la lettera inviata oggi all'Ambasciatore Carmelo Barbarello e all'On. Marco Fedi (Eletto nella circoscrizione Asia-Africa-Oceania-Antartide, membro della III Commissione Affari Esteri e Comunitari) a riguardo. Nuova Zelanda, 19 agosto 2015
Caro Ambasciatore, caro On Fedi, Il Com.It.Es Wellington (Nuova Zelanda) nella riunione del 16 agosto 2015 ha votato di attivarsi - di concerto con l’Ambasciatore italiano in Nuova Zelanda Carmelo Barbarello, e col supporto attivo del Deputato per la circoscrizione Australia, Africa e Oceania On. Marco Fedi – allo scopo di sensibilizzare e sollecitare il Governo e il Parlamento italiani per finalizzare l’accordo di sicurezza sociale con la Nuova Zelanda. Saremo contenti non solo di ricevere i vostri commenti al riguardo, ma poi di essere tenuti al corrente dei passi che ciascuno di voi prenderà. Analisi del problema. Nella conferenza telematica tenuta il 19 giugno, in preparazione della riunione del 16 agosto, il problema delle pensioni e della sicurezza sociale e` sembrato uno dei punti sui quali il nostro Com.It.Es. potesse attivarsi rapidamente. Conseguentemente e` stata avviata un’indagine preliminare. Viene riportato di seguito quanto emerso da un giro di consultazioni e commenti, per i quali si ringraziano SE l’Ambasciatore Carmelo Barbarello, il Deputato per la circoscrizione Australia, Africa e Oceania On. Marco Fedi, e la Dott.ssa Viviana Zanetti, già dottore di ricerca presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Ferrara, che abita a Christchurch. Il tema delle Pensioni e della sicurezza sociale riguarda essenzialmente la possibilità della ricongiunzione dei periodi contributivi maturati in Italia e in Nuova Zelanda per consentire l’acquisizione del diritto ad un’unica pensione di vecchiaia o di anzianità a quei lavoratori che abbiano versato contributi in diverse casse, gestioni, fondi previdenziali o Stati. Attualmente, non esistendo nessuna convenzione tra Italia e Nuova Zelanda in materia di sicurezza sociale, chi ha lavorato in Italia per meno di 20 anni (che sono gli anni di anzianità contributiva per poter aver diritto alla “pensione di vecchiaia”, molti di più ne servono per la “pensione di anzianità”) concludendo la propria carriera in Nuova Zelanda, di fatto perde gli anni di contributi versati in Italia. La mancanza di una convenzione impedisce infatti il “cumulo” tra il periodo lavorativo italiano e quello neozelandese (la cosiddetta la totalizzazione dei periodi di assicurazione e contribuzione). Ne consegue, quindi, che il nostro concittadino residente in Nuova Zelanda da un lato - in Italia - non avrà maturato le condizioni necessarie per percepire una qualunque pensione, mentre dall’altro - in Nuova Zelanda - potrà eventualmente avere diritto alla Superannuation. Sempre che, ovviamente, egli sia nel frattempo diventato per la nazione di adozione cittadino o residente e vi abbia trascorso almeno 10 anni della propria vita da quando ne ha compiuti venti, cinque dei quali dopo i cinquanta. In caso contrario, non potrà beneficiare neppure della Superannuation che comunque, visto l’ammontare, appare una prestazione più simile al nostro “assegno sociale” che ad una vera pensione (forse per questo è stato introdotto nel 2007 il Kiwisaver, una sorta di pensione integrativa volontaria). Infine, il nostro sventurato concittadino potrebbe non avere neppure diritto all’assegno sociale italiano, strumento di supporto per gli italiani ultrasessantacinquenni in stato di bisogno economico, dal momento che tra i requisiti indispensabili vi è anche l’avere “residenza effettiva, stabile e continuativa per almeno 10 anni nel territorio nazionale”. Tuttavia, dalla normativa neozelandese sulla Superannuation emerge un punto interessante: “However, people may qualify for New Zealand Superannuation with less than 10 years residence if they have migrated to New Zealand from countries with which New Zealand has a social security agreement.” Appare quindi evidente come il tema della sicurezza sociale sia di fondamentale importanza per una effettiva tutela dei concittadini all’estero, e come una convenzione tra Italia e Nuova Zelanda in tema di sicurezza sociale sia quanto mai necessaria. È interessante notare come un primo accordo era stato firmato tra i due paesi già il 22 giugno 1998, per poi cadere nel dimenticatoio. Nel febbraio 2014, in un comunicato stampa, la Presidenza del Consiglio informava che aveva proceduto ad approvare alcuni disegni di legge da sottoporre al Parlamento: si trattava di disegni di legge relativi alla ratifica di Atti internazionali (accordi di sicurezza sociale con Canada, Israele, Giappone) tra cui si annoverava anche l’Accordo di sicurezza sociale fra l’Italia e la Nuova Zelanda del 1998. Nonostante la comunicazione, ad un anno e mezzo di distanza, inspiegabilmente quello rimane l’unico accordo che ancora non è stato ratificato dal Parlamento italiano. Da parte sua, la Nuova Zelanda aveva anche provveduto a ratificare l’accordo del 1998, finendo tuttavia per accantonarlo dal momento che, nell’attesa della ratifica italiana, era nel frattempo divenuto obsoleto. Sembra che attualmente il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali italiano stia lavorando ad una bozza di accordo aggiuntivo che tenga conto di eventuali modifiche intervenute nei sistemi di sicurezza sociale dei due Paesi contraenti. C’è da tenere presente anche che i due sistemi contributivi presentano diversità sostanziali in quanto i periodi contributivi ai fini del calcolo della pensione assumono rilevanza solo in Italia dato che la Superannuation neozelandese non richiede il propedeutico svolgimento di attività lavorativa. Inoltre, il suo importo si calcola sulla base di criteri diversi dagli anni di contribuzione [whether you are single, married or in a relationship; your living situation if you are single (eg live alone, live with dependent children, share accommodation with others); whether your partner is included in your New Zealand Superannuation payments or not; any overseas benefit or pension you or your partner (if you have one) may get]. Sebbene una Convenzione sulla sicurezza sociale tra Italia e Nuova Zelanda andrebbe a riguardare un numero limitato di persone (gli italiani residenti in Nuova Zelanda sono poco più di 3000 ed è certamente inferiore il numero dei neozelandesi residenti in Italia), tuttavia non per questo si è autorizzati a ignorare o sottovalutare l’importanza di un tale accordo: si tratta pur sempre di tutelare e garantire interessi e diritti legittimi di cittadini italiani emigrati all’estero. Una convenzione sulla sicurezza sociale, poi, andrebbe ad arricchire il quadro normativo in tema di fiscalità e previdenza sociale, inserendosi accanto alla già vigente Convenzione contro le doppie imposizioni fiscali, firmata a Roma il 6 dicembre 1979 (e ratificata solo nel 1982). Inoltre il raggiungimento e la ratifica di un accordo in tal senso costituirebbe un’opportuna – anche se tardiva – conclusione di un iter iniziato ormai più di 15 anni fa. Il Com.It.Es Wellington approva con voto unanime di attivarsi - di concerto con l’Ambasciatore italiano in Nuova Zelanda e col supporto attivo dell’On. Fedi – allo scopo di sensibilizzare e sollecitare il Governo e il Parlamento italiani per finalizzare l’accordo di sicurezza sociale con la Nuova Zelanda. Il presidente Sandro Aduso I commenti sono chiusi.
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