Dal 1 ottobre 2019 gli italiani che intendono visitare o transitare in Nuova Zelanda, e che non sono già in possesso un visto valido prima di entrare in Nuova Zelanda (per esempio Working Holiday Visa, Residente Visa, Work Visa, etc.) dovranno ottenere un Permesso di Viaggio Elettronico ( Electronic Travel Authority o NZeTA) e pagare un'imposta per il viaggiatore per la tutela e il turismo (Visitor Conservation and Tourism Levy o IVL).
Una volta ottenuti, sia il permesso NZeTA che l'imposta IVL sono validi per multiple entrate o transiti per un massimo di 2 anni. Il sito ufficiale dell'ufficio di Immigrazione neozelandese consiglia di far domanda ben in anticipo prima di intraprendere il proprio viaggio, poiché i tempi di rilascio del permesso possono raggiungere le 72 ore. Sara possibile fare richiesta di NZeTA e pagare l'imposta IVL già da luglio 2019 tramite una delle seguenti opzioni - scaricando l'apposita app (ci si può registrare per ricevere notizie sul rilascio dell'applicazione cliccando su questo link https://customer.immigration.govt.nz/forms/5fk2h306k10ncbyc13cd4yx1680dcxwf7h15vw20rx50knvd631vpmmq5d7j?_ga=2.115665734.176873528.1559038112-1633389897.1544682387 - compilando l'apposito modulo sul sito www.immigration.govt.nz Il costo dell'IVL e' di $35, mentre quello della NZeTA e' di $9 tramite app, o di $12 tramite domanda via sito internet. Al via la terza edizione del Premio Audax
l’unico premio dedicato a chi non ha titoli di studio Unico nel suo genere il premio letterario Audax è un premio unicamente dedicato a chi non possiede titoli di studio superiori. Il concorrente deve autocertificare di non essere laureato, pena l’esclusione dal concorso. Ma le particolarità di questo premio non finiscono qui: a parità di merito fra due opere, per esempio, vince l’autore che ha il titolo di studio inferiore. Il Premio Audax è stato fondato e concepito dall’editore e scrittore Emanuele Franz, personaggio a sua volta sui generis, tanto che dirige a Moggio Udinese una casa editrice, che si chiama Audax come l’omonimo Premio, così singolare che rilega le edizioni dei suoi volumi interamente a mano. Si legge nel bando di concorso, scaricabile dal sito www.premioaudax.it che: “L’Idea alla base del Premio Audax sta nella presa di coscienza che ci sono molteplici possibilità per chi intraprende il percorso universitario: borse di studio, appoggi, pubblicazioni ecc. Molte di meno invece per chi, per le più svariate ragioni, vuoi economiche o personali, non ha potuto conseguire un titolo universitario. Queste persone, che hanno molte più difficoltà ad emergere delle altre, non per questo sono prive del talento genuino e della creatività”. Arrivato con quest’anno alla terza edizione il Premio Audax ha destato un grandissimo interesse per la sua originalità tanto che ne hanno parlato fino in Canada e in Inghilterra. Nel 2015, in occasione della prima edizione del Premio, addirittura la Regina d’Inghilterra Elisabetta II ha espresso un vivo apprezzamento al progetto facendo pervenire una lettera all’editore Emanuele Franz da Buckingham Palace. Molteplici persone del mondo della cultura si sono interessate con entusiasmo all’iniziativa: dallo scrittore Claudio Magris al giornalista Marco Travaglio, che l’ha definita “una idea meritoria e geniale”, fino al saggista e intellettuale Massimo Fini che la reputa una iniziativa validissima. “Voglio offrire una possibilità a chi, pur senza mezzi e titoli, è riuscito comunque ad esprimersi. Il coraggio degli autodidatti merita di essere premiato” afferma Emanuele Franz. Nella Giuria del Premio, oltre allo stesso Franz, si annoverano Angelo Tonelli (vincitore Premio Montale 1998), Pino Roveredo (vincitore premio Campiello 2005) e lo scrittore Angelo Floramo. Il premio è patrocinato dal Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia, dal Comune di Udine, Comune di San Daniele, l’Ente Friuli nel mondo, e dalla prestigiosa biblioteca Guarneriana, che ospiterà la cerimonia delle Premiazioni durante l’autunno. Si avrà tempo per spedire le proprie Opere entro il 21 luglio 2019 Condividiamo il documento conclusivo di sintesi elaborato dai partecipanti al seminario dei giovani italiani nel mondo organizzato dal CGIE dal 16 al 19 aprile a Palermo.
“Siamo giovani italiani fuori dall’Italia, ciascuno di noi porta con sé associazioni e comunità da cui tornare e a cui raccontare l’esperienza del Seminario di Palermo”. Inizia così la “Carta del Seminario di Palermo” che sintetizza i lavori svolti la scorsa settimana nel capoluogo siciliano, dove 115 giovani italiani nel mondo si sono incontrati su iniziativa del Consiglio generale degli italiani all’estero. Ne riportiamo di seguito la versione integrale. “Racconteremo che è proprio vero che gli italiani sono dappertutto, che abbiamo riso e riflettuto insieme di come alcuni tratti siano indissociabili da noi, a qualsiasi latitudine: siamo quello che mangiamo, ci riconoscono per come vestiamo, ma anche per la voglia di darsi da fare, con creatività e olio di gomito. Siamo quelli che si chiedono perché il mondo, a partire dalle istituzioni del nostro Paese, non potrebbe funzionare molto meglio, e che non rinunciano a mescolare l’energia con la rabbia per alimentare la speranza di cambiare non qualcosa, ma tutto. Tanti di noi hanno vissuto in più paesi e città, i nostri genitori e i nostri nonni vengono da regioni diverse dell’Italia e del mondo, anche sforzandoci non riusciamo a vedere questa diversità come un problema, perché per noi, da sempre, è una ricchezza. Forse a volte complicata da gestire, nello sguardo di altri siamo “Altro” anche quando abbiamo la stessa residenza e lo stesso passaporto, ma ora sappiamo che questo spazio “altro” possiamo abitarlo insieme. Renderlo pieno di progetti. Per appagare il nostro bisogno di cultura, di lavoro, di vicinanza radicata e ideale con l’Italia. Renderlo aperto ad un nuovo modo di pensare. Perché la mobilità non sia superficialità e la globalità mancanza di generosità per il luogo in cui si vive, ma perché si creino nuovi modi per noi di agire ed essere cittadini del mondo, ed al tempo stesso riconoscere e valorizzare le tante forze culturali, associative e professionali italiane. Renderlo pieno di relazioni. Perché, in questi giorni, la “Rete dei Giovani Italiani nel Mondo” è stata vissuta con passione e bellezza, e ci ha resi diversi da quando siamo arrivati, perché ormai, per sempre, parte della vita gli uni degli altri, noi, e le nostre comunità. Renderlo concreto e condiviso. Perché la “Rete dei Giovani Italiani nel mondo”, che raccoglie persone con bagagli carichi di esperienze uniche, può dare un forte contributo non solo nei paesi di provenienza ma anche al sistema Italia. Vogliamo impegnarci per accorciare le distanze tra gli italiani fuori dall’Italia e le istituzioni, con azioni concrete e con l’obiettivo di rendere protagonisti tutti i giovani”. Cliccare qui se desiderate leggere anche il resoconto del seminario di Michele Schiavone, Segretario Generale CGIE |
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Giugno 2022
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