Progetto Com.It.Es su pensioni e sicurezza sociale
Coordinatore: Emilio Festa
Comites Wellington - Progetto Sicurezza Sociale Obiettivi e linee guida per la stesura di una versione aggiornata dell’Accordo tra Italia e Nuova Zelanda
Comites Wellington – Social Security Project Targets and guidelines for a possible new Social Security Agreement between Italy and New Zealand
Trasferirsi dall’Italia alla Nuova Zelanda - Cosa c’è da sapere in fatto di pensioni
Il progetto è stato avviato dal Com.It.Es nel giugno 2015 in considerazione:
- dell’impossibilità di aprire uno sportello di assistenza pensionistica (patronato) in Nuova Zelanda in assenza di un Accordo di Sicurezza Sociale tra Italia e Nuova Zelanda (ricordiamo che il ComItEs Wellington ha quindi organizzato uno sportello di patronato per la Nuova Zelanda, collegato al Patronato Inas di Melbourne, che continua la sua assistenza gratuita, per informazioni cliccare qui.)
- dell’esistenza di un simile Accordo, siglato nel 1998 dai rispettivi Ministeri del Lavoro ma mai ratificato dal parlamento italiano
- del crescente numero di connazionali che si trasferiscono in Nuova Zelanda per sperimentare esperienze lavorative di lungo periodo.
L’analisi preliminare condotta dal Comitato ha evidenziato innanzitutto la totale diversità dei sistemi pensionistici dei due Paesi (in Nuova Zelanda la pensione è legata esclusivamente alla cittadinanza e non dipende da contributi versati dai lavoratori) e la notevole varietà delle situazioni in cui si trovano e verranno a trovarsi in futuro i connazionali. Si devono considerare, infatti, da un lato le numerose riforme del sistema pensionistico italiano succedutesi a partire dal 1996, dall'altro i possibili effetti sulle posizioni individuali derivanti dagli anni di contributi versati in Italia prima del trasferimento in Nuova Zelanda, dal periodo trascorso in Nuova Zelanda, dall'attuale residenza degli interessati.
Di particolare importanza, inoltre, la specifica norma pensionistica neozelandese che di fatto “deduce” dalla pensione neozelandese (percepita, come accennato, unicamente in base a requisiti di residenza) eventuali pensioni estere derivanti da schemi di accantonamenti gestiti a livello pubblico, quale in particolare quelle erogate dall'INPS. Ne deriva un disallineamento tra i connazionali che, oltre alla pensione neozelandese, hanno diritto ad una pensione INPS, che verrà dedotta dalla prima pensione, e coloro che ricevono una pensione da organismi “privati”, la cui pensione potrà essere sommata a quella neozelandese.
Stante la complessità del ventaglio di situazioni possibili, il Comitato ha deciso pertanto di utilizzare come base di partenza l’Accordo del 1998 per verificarne in primo luogo l’attualità dopo vent'anni dalla stesura originale, e per capire se tale Accordo, con opportune modifiche, potesse essere riproposto al fine di:
- evitare l’iniquità di trattamento attualmente presente in Nuova Zelanda tra pensioni erogate da enti italiani pubblici o “privati”, anche esplorando la possibilità di includere nell'Accordo lo schema pensionistico volontario denominato Kiwisaver, introdotto in Nuova Zelanda dalla metà degli anni 2000.
- garantire, al contempo che i contributi versati dai lavoratori italiani possano essere trasferiti, al fine di preservare i diritti acquisiti o comunque evitare che vadano persi in caso di trasferimento in Nuova Zelanda.
L’analisi, affidata ad un consulente esterno, ha permesso al Comitato di avere innanzitutto un quadro chiaro dell’attuale situazione e delle possibili soluzioni da proporre in sede politica per ovviare alle distorsioni individuate nel quadro di rapporti odierno, privo di un Accordo specifico.
La nuova bozza di Accordo, si potrà utilizzare per dare il via a nuove trattative tra le Autorità competenti dei due paesi, qualora ritenuto opportuno sul piano politico.
Nella riunione del 2 febbraio 2020 il Comites ha approvato il “position paper” preparato dal consulente, commentando positivamente la chiarezza della presentazione e il dettaglio con cui sono state riportate le problematiche legate ai diversi sistemi pensionistici e le leggi che regolano la corresponsione di pensioni maturate nei due paesi. Anche le criticità che nascono dalla complessa situazione sono state analizzate e descritte in modo chiaro e leggibile, facendo presente i pro e i contro di possibili soluzioni. Il Comites ha approvato che se ne cominci la traduzione in inglese.
Alla riunione del 31 maggio 2020A il ComItEs Wellington ha approvato il lavoro concluso, il “position paper” in italiano Comites Wellington - Progetto Sicurezza Sociale Obiettivi e linee guida per la stesura di una versione aggiornata dell’Accordo tra Italia e Nuova Zelanda, e la versione in inglese Comites Wellington – Social Security Project Targets and guidelines for a possible new Social Security Agreement between Italy and New Zealand sono quindi state presentate all’Ambasciata e ai nostri rappresentanti eletti all'estero perché avviino il dialogo tra i due Governi.
In aggiunta al “position paper” è stato creato un Vademecum Pensioni: Trasferirsi dall’Italia alla Nuova Zelanda - Cosa c’è da sapere in fatto di pensioni.
Comites Wellington – Social Security Project Targets and guidelines for a possible new Social Security Agreement between Italy and New Zealand
Trasferirsi dall’Italia alla Nuova Zelanda - Cosa c’è da sapere in fatto di pensioni
Il progetto è stato avviato dal Com.It.Es nel giugno 2015 in considerazione:
- dell’impossibilità di aprire uno sportello di assistenza pensionistica (patronato) in Nuova Zelanda in assenza di un Accordo di Sicurezza Sociale tra Italia e Nuova Zelanda (ricordiamo che il ComItEs Wellington ha quindi organizzato uno sportello di patronato per la Nuova Zelanda, collegato al Patronato Inas di Melbourne, che continua la sua assistenza gratuita, per informazioni cliccare qui.)
- dell’esistenza di un simile Accordo, siglato nel 1998 dai rispettivi Ministeri del Lavoro ma mai ratificato dal parlamento italiano
- del crescente numero di connazionali che si trasferiscono in Nuova Zelanda per sperimentare esperienze lavorative di lungo periodo.
L’analisi preliminare condotta dal Comitato ha evidenziato innanzitutto la totale diversità dei sistemi pensionistici dei due Paesi (in Nuova Zelanda la pensione è legata esclusivamente alla cittadinanza e non dipende da contributi versati dai lavoratori) e la notevole varietà delle situazioni in cui si trovano e verranno a trovarsi in futuro i connazionali. Si devono considerare, infatti, da un lato le numerose riforme del sistema pensionistico italiano succedutesi a partire dal 1996, dall'altro i possibili effetti sulle posizioni individuali derivanti dagli anni di contributi versati in Italia prima del trasferimento in Nuova Zelanda, dal periodo trascorso in Nuova Zelanda, dall'attuale residenza degli interessati.
Di particolare importanza, inoltre, la specifica norma pensionistica neozelandese che di fatto “deduce” dalla pensione neozelandese (percepita, come accennato, unicamente in base a requisiti di residenza) eventuali pensioni estere derivanti da schemi di accantonamenti gestiti a livello pubblico, quale in particolare quelle erogate dall'INPS. Ne deriva un disallineamento tra i connazionali che, oltre alla pensione neozelandese, hanno diritto ad una pensione INPS, che verrà dedotta dalla prima pensione, e coloro che ricevono una pensione da organismi “privati”, la cui pensione potrà essere sommata a quella neozelandese.
Stante la complessità del ventaglio di situazioni possibili, il Comitato ha deciso pertanto di utilizzare come base di partenza l’Accordo del 1998 per verificarne in primo luogo l’attualità dopo vent'anni dalla stesura originale, e per capire se tale Accordo, con opportune modifiche, potesse essere riproposto al fine di:
- evitare l’iniquità di trattamento attualmente presente in Nuova Zelanda tra pensioni erogate da enti italiani pubblici o “privati”, anche esplorando la possibilità di includere nell'Accordo lo schema pensionistico volontario denominato Kiwisaver, introdotto in Nuova Zelanda dalla metà degli anni 2000.
- garantire, al contempo che i contributi versati dai lavoratori italiani possano essere trasferiti, al fine di preservare i diritti acquisiti o comunque evitare che vadano persi in caso di trasferimento in Nuova Zelanda.
L’analisi, affidata ad un consulente esterno, ha permesso al Comitato di avere innanzitutto un quadro chiaro dell’attuale situazione e delle possibili soluzioni da proporre in sede politica per ovviare alle distorsioni individuate nel quadro di rapporti odierno, privo di un Accordo specifico.
La nuova bozza di Accordo, si potrà utilizzare per dare il via a nuove trattative tra le Autorità competenti dei due paesi, qualora ritenuto opportuno sul piano politico.
Nella riunione del 2 febbraio 2020 il Comites ha approvato il “position paper” preparato dal consulente, commentando positivamente la chiarezza della presentazione e il dettaglio con cui sono state riportate le problematiche legate ai diversi sistemi pensionistici e le leggi che regolano la corresponsione di pensioni maturate nei due paesi. Anche le criticità che nascono dalla complessa situazione sono state analizzate e descritte in modo chiaro e leggibile, facendo presente i pro e i contro di possibili soluzioni. Il Comites ha approvato che se ne cominci la traduzione in inglese.
Alla riunione del 31 maggio 2020A il ComItEs Wellington ha approvato il lavoro concluso, il “position paper” in italiano Comites Wellington - Progetto Sicurezza Sociale Obiettivi e linee guida per la stesura di una versione aggiornata dell’Accordo tra Italia e Nuova Zelanda, e la versione in inglese Comites Wellington – Social Security Project Targets and guidelines for a possible new Social Security Agreement between Italy and New Zealand sono quindi state presentate all’Ambasciata e ai nostri rappresentanti eletti all'estero perché avviino il dialogo tra i due Governi.
In aggiunta al “position paper” è stato creato un Vademecum Pensioni: Trasferirsi dall’Italia alla Nuova Zelanda - Cosa c’è da sapere in fatto di pensioni.